Cartolina da Nazareth
Abuna Amjad Sabbara sorride da una pagina di giornale parlando della “Gioventù del dialogo”, e tutto è meno improbabile adesso che gli studenti mussulmani e cristiani del College hanno riempito per giorni la finestra della mia camera con i campi estivi consumati nel piazzale della parrocchia di Nazareth.
Notti d’afa, passate a fare musica e chiacchierare fino a giorno.
E ad ascoltare Fairuz, la struggente voce che canta Hibbeitak biSayf.
Hibbeitak, ti ho amato … di queste parole ne è sapida l’aria, quasi come del caldo.
Era l’inizio dell’inverno e io e Grazia ascoltavamo senza capire Fairuz dirette a Livorno, dove si stava per perfezionare, con la precisione propria del cosmo, il nostro ultimo ricordo di Michele.
Era l’inizio dell’inverno e di domenica mattina presto ho trovato una chiamata di Nico, sono tornata sui miei passi e mi sono seduta sul muretto della parrocchia di campagna. Un tempo presente diventava un tempo passato. Hibbeitak Abuna Michele.
Era l’inizio dell’inverno e siamo tornate a Livorno, con Leyla.
Ti abbiamo visto per l’ultima volta e mi sono arrabbiata perché la Bibbia che avevano messo sul tuo saio non mi sembrava abbastanza bella, ma a Carmelo non ho detto niente perché mi sembrava diventato più piccolo del solito. Era tutto così piccolo. Poi quando hanno chiuso la bara sono andata a fumare lacrime con Nico che sembrava non vedermi. Sapevo che nel suo cuore Fairuz stava cantando Hibbeitak ed era inutile aggiungere qualcosa. Susanna mi ha abbracciato le spalle, come faceva quando ero a Genova. Era tutto piccolo fermo ad un presente che non esigeva futuro.
Tu sei partito dopo la messa e ci hai lasciati li, tutti uguali. Professori universitari, produttori cinematografici, frati e allievi. Tutti uguali, con tutti i nostri errori. Ti hanno portato a Roma e poi ti hanno sepolto sul Monte Nebo, a guardare le steppe di Mohab e Gerusalemme.
Volevo stringere la mano di Leyla e Roberto durante la messa perché stavano accanto a me ma mi è sembrato troppo appariscente farlo e ho rimandato.
Al ritorno ci siamo perse al porto e poi per darci un contegno Layla ci ha tradotto la canzone di Fairuz parola per parola e ce l’ha insegnata a memoria e ha detto che facciamo progressi con l’arabo.
Così abbiamo riso e cantato Hibbeitak biSayf prima piano e poi a squarciagola fino a Firenze.
Abuna Michel senti …
A Nazareth il giovedì sera c’è l’Adorazione in Basilica che coincide con l’ora della preghiera mussulmana e il muezzin canta come un angelo e tutti adoriamo Allah … tu le sai queste cose no?
Lo sai vero che è tutto troppo vero e troppo bello Abuna?
E che se ero lì e ho visto i ragazzi della parrocchia baciarsi la notte sul muretto è stato perché tu sei stato parte della mia vita?
Hibbeitak Abuna Michel.
Alessandra Angeloni
14 agosto 2009

per l’ascolto: